Scambiano un questionario per partecipazione: sul clima non viene coinvolta la società civile.
Oggi è l’ultimo giorno di consultazione all’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), ossia uno dei principali strumenti per concretizzare a livello statale tutti gli impegni presi con l’Accordo di Parigi.
Entro il 30 giugno 2023 ogni Stato Membro deve inviare a Bruxelles la proposta dell’aggiornamento del PNIEC, indicando azioni più ambiziose per avviare un reale processo di decarbonizzazione del settore energetico.
Il governo italiano avrebbe dovuto garantire un reale processo partecipativo con la società civile, come disciplinano i regolamenti europei e la convenzione Aarhus: in questa si esplicita l’obbligo di assicurare l’accesso alle informazioni e una reale partecipazione del pubblico ai processi decisionali sulle procedure che riguardano l’ambiente.
Ad oggi c’è solo un questionario a risposte multiple, diffuso online lo scorso 8 maggio e che verrà chiuso tra poche ore.
Poco più di due settimane per una consultazione di facciata e priva di qualsiasi processo partecipativo.
La mancanza di una bozza del PNIEC impedisce di informarsi e partecipare in modo adeguato, tempestivo ed efficace.
In assenza di un vero dialogo con le parti sociali, questa consultazione non potrà incidere in alcun modo sull’aggiornamento di questo strumento di pianificazione strategica, escludendo così una pluralità di voci e una reale partecipazione cittadina alla
transizione ecologica.
L’inadeguatezza dei processi partecipativi è uno dei motivi per i quali abbiamo deciso di portare lo Stato in tribunale: facciamo causa per invertire il processo.
La partecipazione effettiva del pubblico nel processo di aggiornamento del PNIEC. Tra diritto dell’UE e Convenzione di Aarhus. Qualcosa non torna…”
Elaborato in collaborazione con A Sud da Filippo Garelli, dottorando in Diritto pubblico, comparato ed internazionale – curriculum Ordine Internazionale e Diritti Umani – presso l’Università “La Sapienza” di Roma»